Economia In Ginocchio.. SE NON ORA QUANDO? | Ufficio Stampa Assimpresa

SE NON ORA, QUANDO?

Economia in ginocchio..

Ma ci andreste voi, in questo momento, a Palazzo Chigi al posto di Giuseppi? Davvero vi cambiereste con l’avvocato pugliese che si arrabatta a impartire direttive su un futuro incognito, gestendo quel che resta dell’ex sistema sanitario più attrezzato d’Europa, sapientemente ridimensionato da dieci anni di tagli isterici alla spesa sanitaria nazionale dettati dallo spartito tedesco?

Certo che no!

È questa la forza di Giuseppe Conte: la forza della debolezza altrui, peggiore della sua, e della difficoltà congiunturale, gravissima, senza precedenti. Senza precedenti sul piano sanitario, perché l’epidemia di coronavirus uccide relativamente poco ma potrebbe uccidere molto di più se la quantità dei contagi mandasse in tilt l’accettabile reattività del sistema sanitario. Senza precedenti sul piano economico.

Il guaio è che Conte non fa nemmeno – almeno per ora – quel che può fare un debole: chiedere aiuto. Non sul piano delle competenze: i virologi italiani sono tra i più bravi del mondo e la nostra sanità – nonostante i dieci anni di demolizioni ispirati dalla soldataglia politica filotedesca guidata prima e ispirata poi dai suoi numerosi e prezzolati capetti à la Mario Monti – è ancora eccellente. No: l’aiuto da chiedere è economico. Non chiederlo, anzi: imporlo.

L’economia è in ginocchio. Domanda interna ai minimi, crollo dei consumi elettrici, export dimezzato, boicottaggi commerciali in mezzo mondo, spontanei e speculativi. Serve una valanga di soldi subito per compensare l’evaporazione dei fatturati e lo spettrale profilarsi dei default, fallimenti in italiano.

E come stiamo rispondendo? Con 3,5 miliarducci di investimenti qua e là? A chiamarli palliativi, come un’aspirina per curare un tumore. Non sono niente. I 13,5 milioni di lavoratori dipendenti in Italia guadagnano circa 324 miliardi netti all’anno e pagano contributi fiscali e previdenziali per 300. Immaginatevi se la nostra economia cancellasse il 10% di questi valori, sottraendoli alla domanda interna ed all’erario. Un milione e 350mila disoccupati in più, 70 miliardi tra domanda interna e gettito erariale complessivo cancellati. Un disastro epocale.

Servono soldi, subito. Che il debito salga dal 135% del Pil al 140 per tamponare una crisi che altrimenti lo farebbe comunque salire al 140 è più che dovuto: è sacrosanto. Basta dire all’Europa – se non ora, quando? – che non è questo il momento di badare ai saldi di Maastricht così cari alla Merkel. Perché o l’Europa stavolta capisce e cambia, oppure l’Europa muore.

La vera domanda è se Conte e il suo luogotenente europeo Gualtieri, un bravo avvocato e un burocrate comunitario, saranno capaci di tanto. Una scommessa.

Ufficio Stampa Assimpresa

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