DOPO IL CORONA VIRUS | Servizio Stampa Assimpresa

DOPO IL CORONA VIRUS

DOPO IL CORONA VIRUS

Non è che dichiarare esenti dal versamento di imposte e rate sui mutui abitanti e imprese di alcuni comuni fino al 31 marzo giovi più di tanto. Occorre un sostegno molto più forte su due piani. Il primo è quello sanitario, perché le manovre finanziarie degli ultimi dieci anni hanno colpito in particolare la sanità e l’istruzione. Nella sanità pubblica c’è un grande impegno delle persone, ma appare evidente che oggi paghiamo ciò che non è stato fatto negli anni passati, a livello di trasferimenti e non solo di investimenti.

Insomma serve un intervento più deciso – Chi abita in quella che è stata già ribattezzata “zona rossa” deve poter guardare da qui a fine anno: una sospensione dei pagamenti fino al 31 marzo non risolve i problemi dei cittadini, che penseranno già a inizio aprile, quando bisognerà pagare anche gli arretrati. Siccome è come se tutto si fosse fermato, allora bisogna dare un orizzonte di sospensione che vada quanto meno oltre l’estate.

L’epidemia ha colpito il cuore produttivo del Paese. Vanno tutelate le imprese con interventi ad hoc nell’ambito del credito uniti ad un sostegno economico laddove esistono obiettive difficoltà, perché già senza corona virus il primo trimestre di quest’anno era destinato a non essere positivo.

Da dove ripartire – Quando una delle imprese della cosiddetta “zona rossa” riusciva ad avere successo sul mercato “locale”, allora si proponeva in ambito nazionale e internazionale. La forte sinergia e la cooperazione tra a le imprese che ha consentito loro di crescere si potrebbe indebolire se la domanda interna dovesse venire a mancare. Ecco che allora che il fronte delle imprese sarebbe più forte se la popolazione fosse più robusta dal punto di vista della capacità di reddito.

Quindi servono misure specifiche per i cittadini e le famiglie: devono essere maggiori sussidi per chi è senza lavoro e sgravi fiscali per chi ha un’occupazione. Il problema fondamentalmente è che, a partire del 2008, il potere d’acquisto degli italiani è diminuito. Siamo diventati più poveri. Il reddito disponibile pro capite oggi è ancora quello di vent’anni fa. Abbiamo quindi bisogno che questo preziosissimo pezzo del Paese continui a funzionare bene. Occorre fare in modo che il denaro arrivi alle imprese e alle garanzie ci peni lo Stato con un fondo di garanzia per evitare che si crei una nuova situazione di crediti inesigibili.

Bisogna poi essere consapevoli che l’Ue rischia di essere indebolita lasciando sola l’Italia. Ma ancora la situazione è troppo fluida per dire esattamente cosa fare, diamo tempo qualche settimana e tutti quei paesi che si credono più virtuosi dando addosso all’Italia – untore di manzoniana memoria –  saranno tutte come noi. Chi si risolleva prima starà meglio degli altri.

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