A LUCI ACCESE | Aldo Romanini Segretario Generale Assimpresa

A LUCI ACCESE

A LUCI ACCESE | Aldo Romanini Segretario Generale Assimpresa

Anche le luci di Palazzo Venezia venivano lasciate accese di notte per far capire al popolo che il Duce lavorava sempre.

Allora la gente non era smaliziata, o forse lo era ma veniva fortemente intimidita e fingeva di crederci. Anche ora con le norme sul controllo del Covid 19.

Il senso di una riunione fiume del Consiglio dei ministri, in notturna, conclusa come quella di stanotte alle 4.30, per licenziare niente di immediatamente operativo non può essere così rudimentalmente ma efficacemente propagandistico come le luci accese del Duce: sono passati cent’anni.

Ammesso e non concesso che qualcuno ritenga utile far capire agli italiani quanto quest’esecutivo sia dedito al suo mandato, beh: questo qualcuno ha sbagliato strumento. Perché il Consiglio dei ministri fiume conclusosi stamattina all’alba ha partorito com’era ovvio soltanto un topolino, per di più rachitico, perché sicuramente destinato a spappolarsi nella prassi giudiziaria e giurisprudenziale del nostro Paese.

L’unica norma importante e approvata della riforma per la semplificazione attorno alla quale si sono riuniti i ministri è infatti quella che rende più difficile applicare la fattispecie di reato dell’abuso d’ufficio che fino a ieri frenava molti funzionari pubblici dal compiere non tanto gli abusi quanto il loro dovere.

Ebbene, secondo questa banda di scappati di casa che dovrebbe governarci – si allude anche ai direttori generali degli uffici ministeriali, stante l’assenza di un’azione di governo individuabile – la novità starebbe in una “sottigliezza” definita secondo il noto assioma per cui in un sistema liberale è consentito tutto ciò che non sia “espressamente vietato”, mentre in un sistema dirigista lo è soltanto ciò che è “espressamente permesso”, la norma ritiene di aver attenuato la morsa delle regole precedenti con queste due paroline.

In realtà, è evidente che siamo alle sottigliezze da accademia della crusca, non da muscolarità inquisitoria. La prassi giudiziaria italiana, in quella percentuale minima dei casi in cui la sua monumentale inefficienza le permetterà di intervenire, sfrutterà tutta la discrezionalità che aggettivo e avverbio lasceranno alle Procure. Quindi prima era certo che il diritto fosse invasivo; adesso il diritto resta invasivo, ma il perimetro di questa invasività è ancora più incerto perché ancor più discrezionale. Si vedrà.

Per il resto, davvero: tutto qui. Per il resto il Governo più pazzo del mondo rimane spaccato su ogni questione qualificante. E si conferma la sbalorditiva propensione del premier Conte a presentare come straordinarie riforme sostanzialmente virtuali o velleitarie o comunque inerti. Già: perché quanto approvato stanotte è tarato dalla maledetta formula del “salvo intese”; è destinato, già negli enunciati, a divenire operativo non prima di fine anno; e lascia in bianco alcuni punti determinanti come l’individuazione delle grandi opere da rilanciare “per 200 miliardi di euro di investimenti” sulle quali la rissa politica tra soci di governo disuniti su tutto sarà più accesa che mai.

Tristemente, ieri sera i cronisti nell’attesa del parto notturno rileggevano i dati sull’erogazione di prestiti in Italia nel mese di maggio, quello in teoria della piena espressione del sostegno alla liquidità disposto dal Governo Conte. Ebbene: in Italia la crescita dei prestiti in Italia si è attestata al 2,2% di maggio contro il 2,1% di aprile; in Germania la crescita è stata pari al 6,9%; in Francia, è stata dell’11,4%; in Spagna del 9,5%. Ce la ricordiamo tutti l’enfasi retorica, disgustosa a rileggerla oggi, con cui Conte parlò di “potenza di fuoco”. “Ma non si vergognano”?

Inutile sprecare aggettivi. Il confronto è semplicemente umiliante.

Aldo Romanini

Segretario Assimpresa

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