I puntini sulle i – Overview banche
Assimpresa analizza il sistema bancario e ne propone una panoramica
La situazione.
Le sofferenze del sistema bancario italiano ammontano ora a 168,5 miliardi pari all’11% del PIL e si sono incrementate del 20% negli ultimi tre anni e quadruplicate dal 2008.
A inizio 2014 la BCE con l’ulteriore riduzione dei tassi ha deliberato un piano di sostegno del sistema bancario con l’acquisto di ABS (Asset Backed Securities).
Intanto le sofferenze del sistema bancario italiano si sono incrementate del 5,00 % e i prestiti sono scesi del 3,30%. Qualcosa vorranno pur dire questi due indici divaricati a forbice, o no?
Le prime 15 banche del sistema bancario italiano sono già in “cura”, sotto osservazione della BCE. Gli stress test. Di questo gruppo di grandi banche le prime 5 sono già sotto il controllo BCE.
Delle altre restanti banche del sistema bancario italiano, che sono oltre seicento, su circa 160 ispezionate da Banca d’Italia emerge che:
- 1 su 5 presenta difetti di governance
- 1 su 7 presenta pure rilievi penalmente rilevanti
con questo s’intende che nel caso a) dette banche sono rette da incapaci e nel caso b) da criminali.
Ora di corsa e in affanno si corre ai ripari.
I primi istituti annunciano la chiusura di centinaia di filiali e presentano un esubero di migliaia di dipendenti.
Si spiega così che l’ABI – tra lo stupore dei sindacati – ha detto un sonoro NO al rinnovo del CCNL dei circa 315.000 dipendenti.
Chiediamoci come fino ad ora hanno retto le banche un così precario equilibrio. In vari modi.
Le commissioni per servizi applicate dalla banche sui c/c sono cresciute in tre anni del 43% in tre anni. C’è qualche altra azienda privata che nello stesso tempo ha triplicato i ricavi per servizi resi?
Della disinvolta applicazione dei contratti (cosiddette anomalie bancarie) ce ne stiamo occupando in sede giudiziaria.
Banking compact
Così si chiama e che ben si sposa con il fiscal compact
In termini piani, ci aspettano 20 anni di purgatorio o d’inferno.
I nostri cari risparmiatori depositanti, blanditi e addormentati dal mitico dr. Gigetto, direttore della filiale sotto casa, hanno preferito mettere la testa sotto la sabbia come gli struzzi.
Solo che ora si accorgono che non era sabbia.
Per uscirne bisogna spostare la tassazione dai fattori produttivi ai consumi e agli immobili. Da subito IVA fino al 25% oltre ad altre accise. Forse anche il consumo del sole per la tintarella sugli scogli.
Non ci avevano detto i nostri esperti che contrariamente agli altri paesi della comunità in Italia non c’era nessun problema per lo sfondamento del debito pubblico perché tanto il debito pubblico era massimamente in mano alle famiglie che pure avevano un inestimabile patrimonio immobiliare?
Vero. Circa l’84% del patrimonio delle famiglie italiane è in immobili. In Italia per l’acquisto di una normale casa d’abitazione ci vogliono otto stipendi. In Europa in media ne bastano quattro. Ora di corsa e in affanno si corre ai ripari. I primi istituti annunciano la chiusura di centinaia di filiali e presentano un esubero di migliaia di dipendenti.
Si spiega così che l’ABI – tra lo stupore dei sindacati – ha detto un sonoro NO al rinnovo del CCNL dei circa 315.000 dipendenti. Chiediamoci come fino ad ora hanno retto le banche un così precario equilibrio. In vari modi.
Le commissioni per servizi applicate dalla banche sui c/c sono cresciute in tre anni del 43% in tre anni.
C’è qualche altra azienda privata che nello stesso tempo ha triplicato i ricavi per servizi resi?
Della disinvolta applicazione dei contratti (cosiddette anomalie bancarie) ce ne stiamo occupando in sede giudiziaria.